“Testa, cuore e mani”, lo scrittore Affinati racconta Roma attraverso i suoi educatori

Raccontare Roma attraverso i suoi maestri e le sue maestre, in un viaggio alla scoperta di figure del passato e del presente che hanno offerto alla città e ai suoi abitanti il proprio impegno educativo. È il compito che il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, ha affidato qualche tempo da a Eraldo Affinati, educatore, pedagogista e scrittore: è nato così il libro Testa, cuore e mani. Grandi educatori a Roma pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana e presentato venerdì 31 ottobre, nell’ambito del Giubileo del mondo educativo.

Tante le figure “incontrate” e raccontate da Affinati tra le strade di Roma: da grandi santi come a partire da grandi santi Pietro e Paolo, Agostino, Ignazio di Loyola, Francesca Romana, Filippo Neri, Giuseppe Calasanzio fino a personalità come Maria Montessori, Luigia Tincani, fino ad Alberto Manzi, Albino Bernardini e John Patrick Carroll Abbing, il fondatore della Città dei Ragazzi.
Grandi fidure educative hanno contribuito a fare di questa città così dispersiva una vera costellazione di umanità
Cardinale José Tolentino de Mendonça
L’idea è quella di «raccontare la città di Roma dal punto di vista e attraverso la voce dei suoi educatori», ha spiegato il cardinale José Tolentino de Mendonça. «Il libro vuole essere una sorta di guida turistica, che offre la possibilità di visitare la capitale incontrando coloro che hanno contribuito a fare di questa città così dispersiva una vera costellazione di umanità. Affinati ci ha regalato molto più di un libro, ma un manifesto di speranza che dimostra come gli educatori possano costruire città».

Il compito non è stato facile, tanto che «all’inizio sono stato titubante, non ero certo di essere la persona giusta, perché mi considero un apprendista cristiani», ha riferito Affinati. «Ho comunque accettato la sfida e sono partito alla scoperta e riscoperta delle grandi figure educative che si sono aggirate nella città. Veri e propri padri spirituali della nostra coscienza educativa non solo cattolica, non solo cristiana, ma occidentale», ha precisato Affinati.
Il primo gurande educatore è Gesù, che rivoge ai pescatori uno sguardo a fondo perduto e ne conquista la fiducia
Eraldo Affinati, educatore e scrittore
Il viaggio ha preso le mosse da molto lontano, «dal primo grande maestro: Gesù. Sono partito dal momento in cui arriva sul lago di Tiberiade e incrocia lo sguardo dei pescatori. Il suo era uno sguardo a fondo perduto: proprio quello che un educatore deve avere», ha osservato Affinati. «Quelle persone lo hanno seguito perché si sono fidate e affidate. Ed è questa la missione dell’insegnante: ogni volta che entra in classe deve conquistare la fiducia dei suoi scolari, per far fiorire l’essere umano che è in loro».
E poi c’è San Paolo, che ha suggerito ad Affinati altri due spunti preziosi: «Primo, era un uomo in movimento, come ogni educatore deve essere. Secondo, era uno scrittore epistolare, cioè aveva sempre un interlocutore, elemento essenziale, anche questo, in ogni relazione educativa». E poi il cammino prosegue con Sant’Agostino e il suo «maestro interiore«», Ignazio di Lojola, «maestro del discernimento» e San Filippo Neri, che «insegna a restare sul posto, a trovare qui le proprie Indie», spiega Affinati.
Le pagine del libro raccontano anche tante figure di donne, da Santa Francesca Romana, «mamma di un nido che però non si chiude in se stesso» a Maria Montessori, «con il suo primo asilo di caseggiato a San Lorenzo», fino ad arrivare ai giorni più recenti, con don Roberto Sardelli, che «è andato ad abitare e insegnare tra le baracche dell’Acquedotto Felice» e John Patrick Carroll Abbing, il fondatore della Città dei Ragazzi, una realtà che Affinati conosce e ama molto.
Il libro non vuole essere però solo una celebrazione di figure passate, ma piuttosto vuole recuperarne il valore e l’attualità, perché le loro suggestioni possano contaminare e arricchire i nostri tempi. «Se la scuola oggi assorbisse le intuizioni di questi maestri e le mettesse in pratica, cambierebbe radicalmente e sarebbe capace non solo di comprendere, ma anche di valorizzare tutte le diversità e le originalità che arrivano nelle nostre classi», ha detto Affinati.
Ma cosa c’entra la Chiesa con tutto questo? E perché un libro sugli educatori e un Giubileo a questi dedicato? La Chiesa, insomma, ha una missione educativa? Per il cardinale José Tolentino de Mendonça, non c’è alcun dubbio: «L’annuncio del Vangelo è inseparabile dalla fedeltà alla persona umana. Diversamente da tutti gli altri animali, che nascono e subito sono ciò che sono, l’uomo nasce incompiuto, quindi non nasce una volta sola, ma tante volte. Parliamo di homo viator, perché l’uomo è in perenne cammino: per questo, ha bisogno di essere accompagnato. In altre parole, ha bisogno di educazione, per realizzare quella promessa di umanità che è latente in lui. L’educazione nella storia della Chiesa non è una professione, ma è molto di più: è l’alleanza tra Dio e l’essere umano. La Chiesa, come ha ricordato proprio oggi il Papa, è madre ed è maestra. E non può che essere così».
Foto in apertura: don Roberto Sardelli davanti alla Scuola 725 (foto storica, tratta da https://www.albumdiroma.it/)Foto interna dell’autrice
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